sabato 21 maggio 2011

ASA salad

Ancora una volta questa ricetta è un parto della mente di Giovanni Santoro e della mia.
Al ritorno da un servizio fatto con l'ambulanza,abbiamo fatto una sosta alla COOP con l'intenzione di comprare gli ingredienti per un'insalata un "pochino arricchita" e il risultato è il seguente:



Ingredienti per 3 persone:

_1 busta di insalata mista già confezionata (oppure insalata mista a piacere)

_1 scatoletta di tonno di media grandezza

_Olive verdi denocciolate a piacere

_2 mozzarelle

_1 scatoletta di mais di media grandezza

_Carote julienne a piacere

_Sale

_Olio

_Aceto balsamico a scelta


Procedimento:

Il procedimento è quello di una comunissima insalata,ovvero mischiare gli ingredienti,condire e mangiare.
La cosa più impegnativa è tagliare la mozzarella a pezzi.
Buon appetito.

mercoledì 11 maggio 2011

Ricette magiche...

Da buon fan maniaco di Harry Potter,pubblico alcune ricette che sono strettamente collegate a lui ed al mondo dei maghi...



Burrobirra

Ingredienti per una persona:
1 bicchiere di birra analcolica,
1 grossa noce di burro,
Panna da cucina.

Preparazione:
In due recipienti separati e cuocendo a fiamma bassa, fondete il burro e riscaldate la birra (non troppo).Amalgamate il burro fuso con la birra un po' alla volta mescolando delicatamente. Infine, aggiungete la panna a cucchiaini e mescolate fino a quando si otterrà una bevanda piuttosto densa e cremosa




Pollo alla Hogwarts

Volete sapere come si cucina il pollo ad Hogwarts? Eccovi qua la ricetta per 6 persone!

12 fusi di pollo
50 g di burro ammorbidito
sale q.b.
2 cucchiai pane grattato
1 cucchiaio prezzemolo tritato
50 g burro Pollo alla Hogwarts

Spalmate i fusi di pollo con il burro e adagiateli poi su una teglia imburrata, spolverizzateli con del pane grattato, mettete su ogni fuso un fiocco di burro e fateli cuocere in forno a 200 gradi per circa 45 minuti fino a quando risulteranno belli dorati.
Servite con pannocchie bollite.






Dolcetti alla menta

Ingredienti (per 4 persone):
5 cucchiai di ciroppo alla menta
6 dl di latte
6tuorli d’uovo
200g di zucchero
40g di farina
1 stecca di vaniglia.

Tempo: 30 minuti + 3 ore in frigorifero.

Portate a bollore il latte con la stecca di vaniglia. Quando bolle, togliete la stecca di vaniglia e unite lo sciroppo di menta. A parte sbattete i tuorli d’uovo con lo zucchero fino a ottenere una crema spumosa. Incorporate lentamente la farina e poi il latte. Cuocete a fiamma bassa fino a quando la crema si sarà addensata, mescolando in continuazione. Mettete in frigo, servite molto freddo.





Porridge

Ingredienti (per 4 persone):
200g di prugne secche
160g di fiocchi di avena
100g di panna liquida
sale.
Tempo: 30 minuti, più quello per fare ammorbidire le prugne secche.
Qualche ora prima di preparare il porridge, fate ammorbidire le prugne in acqua. Versate i fiocchi d’avena in un litro d’acqua in ebollizione, mescolando bene. Abbassate la fiamma e cuocete per 20 minuti, fino ad ottenere una crema densa. Aggiungete le prugne ammorbidite, salate e versate in una zuppiera. Unite, mescolando molto bene, la panna fredda. Mettete in frigorifero e servite freddo.




Torta di Zucca

Ingredienti (per 6 persone):
1 limone
250 grammi di panna
5 uova
6 cucchiai di zucchero
50 grammi di cacao amaro
600 grammi di zucca
1 pizzico di vaniglia
1 bicchierino di rhum
250 grammi di ricciarelli (biscotti alle mandorle originari di Siena)

Tempo di esecuzione 35 minuti

Preparazione

Sbriciolare finemente i ricciarelli (dovrete utilizzare unicamente quelli consentiti). Schiacciare la zucca precedentemente cotta al vapore. Unire il tutto alla panna, al cacao, al ruhm, alle uova, alla vaniglia ed allo zucchero, grattugiare la scorza del limone. Versare il composto in una teglia (diametro circa 24 cm ) imburrata ed infarinata. Cuocere in forno per 20 minuti a 180 - 200 gradi.




Sorbetto al Limone

Ingredienti per 6 persone

2 chili di limoni maturi 200 grammi di limoni verdi zucchero a piacere (almeno 100 g) 1 bicchiere di Martini bianco.

Preparazione:
Prendete i limoni e spremeteli ad ottenere un litro di succo. Versatelo in una sorbettiera elettrica e aggiungete lo zucchero ed il bicchiere di Martini. Quindi azionate la sorbettiera. Il sorbetto sarà pronto quando risulterà cremoso e liscio. Adottate lo stesso procedimento per la preparazione del sorbetto all'arancia. Al posto del succo di limone utilizzerete però un litro di succo d'arancia e un bicchiere di succo di limone. E' consigliabile servire il sorbetto appena fatto (quindi non conservare in frigo) nelle coppe da gelato




Cheesecake alla zucca e cioccolato

Ingredienti: Base: ¾ tazze di molliche di cracker, 3 cucchiai di zucchero di canna, 5 cucchiai di burro sciolto, 1 ½ cucchiaini di estratto di vaniglia.
Riccioli: 80gr di cioccolato tritato, ¼ a 1/3 di panna montata soda.
Ripieno: 2 confezioni da 220gr di formaggio naturale cremoso a temperatura ambiente, 2/3 tazze di zucchero, ½ tazza di zucche in scatola (e non il ripieno per le torte di zucca), ¼ cucchiaino di cannella in polvere, ¼ cucchiaino di zenzero in polvere, 1/8 cucchiaino di chiodi di garofano, ¼ tazza di panna montata soda, 5 uova.
Guarnitura: zucche di marzapane.

Preparazione
Per fare la base scaldare il forno a 135°C. Miscelare gli ingredienti della base e schiacciarli sul fondo di una teglia imburrata da 22cm di diametro e 5 cm di bordo.
Per fare i riccioli, sciogliere il cioccolato a bagnomaria insieme alla panna. Mescolare fino a che sia soffice, quindi mettere da parte e tenerlo caldo.
Per il ripieno mescolare insieme il formaggio fresco con lo zucchero a media velocità in una ciotola con un miscelatore elettrico. Aggiungere la zucca, le spezie e la panna sbattendo fino a che il composto non diventi morbido. Incorporare sbattendo le uova una alla volta sbattendo bene dopo l'aggiunta di ognuna.
Versare il ripieno sopra la base. Spruzzare il cioccolato creando un disegno a spirale sopra il ripieno e farlo penetrare nell'impasto con la punta di un coltello…non mescolare.
Mettere la teglia del cheesecake in una teglia più grossa e versare nell'intercapedine che si crea circa 1cm di acqua bollente. Infornare nella posizione centrale del forno per 1 ora o fino a che il centro sia cotto e sodo.
Far raffreddare a temperatura ambiente per almeno 2 ore.
Per servirlo immergere il fondo della casseruola in acqua molto calda per 1 minuto. Servire su di un piatto. Rimuovere la casseruola e metterla su di un piatto da portata. Disporre 12 zucche di marzapane tutte in circolo sulla superficie della torta. Tagliare a fette per servirla.

martedì 10 maggio 2011

Pollo al curry

Il Chicken tikka masala o pollo al curry è un piatto indiano o britannico a base di curry, nel quale pezzi arrostiti di carne di pollo,vengono serviti assieme ad una delicata e cremosa salsa speziata di colore arancione a base di pomodoro.

Le origini del chicken tikka masala sono attualmente oggetto di disputa. La più antica rivendicazione è quella legata agli imperatori dell'Impero Moghul come primi creatori del piatto, tuttavia altre rivendicazioni indicano come luogo di nascita del piatto Glasgow, città della Scozia.




Varie indagini hanno rivelato che il chicken tikka masala è uno dei più polari piatti serviti nei ristoranti britannici, dove viene chiamato "Britain's true national dish", ovvero il "vero piatto nazionale britannico"

Ingredienti:

1 Pollo a pezzi
2 Zucchine
3 Pomodori
1 Peperone
3 Carote
2 Cipolle
1 spicchio d'Aglio
1 Mela
2 cucchiai di Curry
Olio extravergine d'oliva
Sale

per accompagnamento:
riso basmati

Preparazione:
Tagliate il pollo a bocconcini e rosolatelo in un tegame dove avete fatto scaldare dell’olio.
Insaporite con sale e curry mescolando bene fino a che non risulti dorato.
Togliete il pollo dal tegame e fate rosolare sul fondo di cottura la cipolla e l'aglio finemente tritati. Aggiungete il pomodoro tagliato a dadini e rimettete il pollo in cottura. Bagnate il tutto con mezzo bicchiere d’acqua e fate cuocere a fuoco medio basso per 20 minuti.
Aggiungete ora le carote, le zucchine, il peperone e la mela tagliati a dadini, insaporite con un altro pizzico di curry e fate cuocere per altri 20 minuti irrorando il tutto con dell’acqua per mantenere il sughetto. Servite ben caldo accompagnato dal riso bollito in acqua salata e scolato.

Personalmente,io mangerei il pollo al curry tutti i giorni...cioè,io mangerei qualsiasi cosa condita con il curry,in verità...

Caesar salad

La Caesar salad è un'insalata statunitense. Composto da lattuga romana, crostini di pane soffritti, formaggio parmigiano e condita con una salsa fatta di succo di limone, uova, aglio e salsa Worcestershire. Malgrado sia un piatto abbastanza recente si è velocemente diffuso ed internazionalizzato tanto che si contano numerose versioni. La sua origine, anche se tuttora soggetta a dispute, dovrebbe essere stata nel 1924.Cesare Cardini, (la ricetta si chiama Caesar in suo onore), nacque in Italia nel 1896 ma con alcuni fratelli si trasferì negli Stati Uniti dove lavorò soprattutto in California ed a Tijuana.
Esistono diverse tesi e leggende circa la creazione della Caesar salad: c’è chi sostiene che sia stata inventata da Cesare per riuscire a soddisfare i suoi clienti durante un week-end in cui, rimasto senza provviste nel ristorante e non volendo deludere i suoi clienti, preparò un’insalata con quello che di meglio aveva a disposizione.Per fare bella figura, Cesare preparò l'insalata direttamente al tavolo, davanti ai suoi clienti. La Caesar Salad fu molto gradita al punto che, da quel momento, la gente cominciò a recarsi appositamente nel ristorante di Cesare per assaggiare questa delizia.
Questo piatto per me è buonissimo e gustosissimo...non tralasciando il fatto che l'ho sempre presa al Mc Donald's...sarebbe stato molto meglio se avessi mangiato solo quella,invece di quelle decine di migliaia di hamburger...






Ingredienti

2 fette di pane raffermo
500 grammi di petto di pollo
sale
1 uovo
1 spicchio d'aglio
150 ml d'olio d'oliva extravergine
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaio di aceto
1 cucchiaio di salsa worcester
lattuga
olio

Procedimento

Tagliare a cubetti il pane raffermo e tostarlo in una padella con poco olio e poco aglio; nel frattempo grigliare il petto di pollo con sale grosso e olio.
Preparare la salsa frullando un uovo, il limone, l'aceto, la salsa worcester, un pizzico di sale e l'olio aggiunto a filo. Quindi sistemare la lattuga tagliata in un piatto, disporre il petto di pollo tagliato a striscioline, aggiungere i cubetti di pane tostato e distribuire la salsa.

venerdì 6 maggio 2011

Pollo fritto

Il pollo fritto è uno dei piatti che preferisco...non mi importa se fa male,se è fritto o altre cose...è buonissimo! GNAM :P !


Ingredientiper 4 persone:

1 pollo intero tagliato a pezzi di media grandezza

6 uova

1 limone

farina

Sale



Procedimento:

Prendere i pezzi di pollo e metterli in un contenitore.Sbattere le uova e versarle sopra il pollo.Spremere il limone e aggiungere il succo alle uova ed al pollo.
Allora,quì nasce il primo dilemma...io,se devo farlo per pranzo,lo preparo la sera prima e lo faccio marinare in questo composto per tutta la notte!Forse qualcuno griderà allo scandalo,ma ho notato che facendo così,il pollo risulta morbidissimo quando è fritto!
Comunque,passata la nottata,togiere i pezzi di pollo e passarli nella farina,che abbiamo precedentemente preparato e salato,e friggerli in olio ben caldo fino a che non saranno belli dorati e non bruciati.Io li faccio friggere circa una quindicina di minuti,anzi la maggior parte delle volte,sarò sincerò,bastano dieci minuti.Stiamo ben attenti,però,a tenere sotto controllo la fiamma della pentola,perchè è buona norma abbassare ogni tanto il fuoco,affinchè il pollo non si bruci,rovinandosi irrimediabilmente.
Quando i pezzi di pollo sono cotti,adagiarli su abbondante carta assorbente,salare e servire caldi,magari con una bella strizzata di limone sopra... :)
C'è chi usa il pangrattato al posto della farina ma,personalmente,è una scelta che non approvo,poichè credo che la farina trattenga meno oilio del pangrattato e il pollo fritto unto e bisunto è immangiabile,secondo me.
Se poi qualcuno non avesse la mia pazienza nel far marinare tutta la notte il pollo,può liberissimamente sbattere le uova sul momento,passarci il pollo e friggerlo subito.Non mi offendo se fate così!

mercoledì 13 aprile 2011

Alici arrecanate

Questo è un piatto della mia Nonna...fin da quando ero bambino,almeno un paio di volte al mese mi deliziava tirando fuori questo piatto dal forno della nostra stufa a legna...
Si chiamano "arrecanate" per l'uso dell'origano (a' recta) utilizzato nella ricetta



Ingredienti:

600 g di alici freschissime
mollica di mezzo chilo di pane
uno spicchio d'aglio
olio extravergine d'oliva q.b.
un ciuffo di prezzemolo
un cucchiaio di aceto di vino bianco
un cucchiaio abbondante di origano
sale q.b.
pane q.b.


Aprire le alici,togliere e la testa e deliscarle.
Sul fondo di una casseruola da forno spargere olio d'oliva,mollica di pne,aglio,sale e pepe.
Adagiare sopra loe alici e condire con un filo d'olio,un po' di aceto,sale,pepe e,ovviamente,una spolverata di origano.
Fare un altro strato di pane con i vari condimenti e così via,per almeno tre volte.
avremo quindi una specie di "lasagna" di alici,pane e spezie varie.
Cuocere al forno a calore moderato per una ventina di minuti.
Ovviamente è fondamentale poi finire il piatto con una spolverata di origano sopra.

Per me,è una squisitezza :P

martedì 12 aprile 2011

Tiramisu


La prima attestazione scritta del nome risale solamente al 1971, in un articolo di Giuseppe di Clemente.

Giuseppe Maffioli (1925-1985) esperto enogastronomo nel 1981 nella rivista "Vin Veneto: rivista trimestrale di vino, grappa, gastronomia e varia umanita del Veneto" storicizza la creazione del dolce fra la fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 70 localizzandolo presso il ristorante “Alle Beccherie” di Treviso gestito dalla famiglia Campeol ad opera di un cuoco pasticciere che aveva lavorato in Germania, Roberto “Loly” Linguanotto. Il nome del dolce in veneto “tiramesù” poi italianizzato in “tiramisù”, sarebbe stato adottato per le sue capacità nutrizionali e ristoratrici.

Una ricetta del tiramisù si può trovare nel libro "I dolci del Veneto" di Giovanni Capnist del 1983 anche se il dolce non è indicato con il suo famoso nome.

Ulteriori conferme alla storicità e localizazzione del dolce possono essere ritrovate anche in testi più recenti come "Cucina e tradizioni del Veneto" (testo per istituti alberghieri), anch’esso localizza la creazione del dolce presso il ristorante "Beccherie" di Treviso da parte di un cuoco con precedenti esperienze mittleuropee, il testo presenta maggiori incertezze per il collocamento temporale "dell'invenzione" individuato “nell’immediato dopoguerra".

La ricetta del tiramisu non è presente in libri di cucina precedenti agli anni sessanta. Ciò consente di supporre che il tiramisù come lo si conosce ora sia una recente invenzione.Elemento ulteriore è la mancanta identificazione del dolce nelle enciclopedie degli anni 70 e 80 dello scorso secolo.

Una delle leggende sulla sua nascita pone la sua origine a Siena, come dolce preparato in occasione di una visita del Granduca Cosimo III (1642-1723) e denominato zuppa del duca. Se questa versione è teoricamente compatibile con l'introduzione in Italia di uno degli ingredienti principali del tiramisù, il caffé, non lo è altrettanto per l'utilizzo del mascarpone, che è un formaggio tipico della Lombardia, e per i savoiardi biscotti originari della Savoia entrambi poco verosimilmente usati nella pasticceria senese a cavallo del 1600 e 1700. Il mascarpone in particolare irrancidisce rapidamente e difficilmente poteva essere conservato e trasportato in tempi brevi dalla Lombardia alla Toscana. Anche l'utilizzo di uova crude all'interno di un dolce non soggetto a cottura, in passato, presentava delle difficoltà dato il rischio elevato di sviluppare la salmonella.

A oggi il tiramisù è riconosciuto come dolce principe della provincia di Treviso,a differenza di quanto avviene a Siena, dove non risulta tra i prodotti considerati tipici della zona.

Tra i ristoranti a cui viene attribuita la parternità del tiramisù si annoverano anche i trevisani "El Toulà" e "Al Fogher".

Una ipotesi vede come culla del tiramisù Castelfranco Veneto, della creazione i trevigiani si sarebbero successivamente appropriati.

Una leggenda racconta che il conte di Cavour era duramente provato dai suoi tentativi di unificare l'Italia, così un pasticcere di Torino per sostenere il conte nella sua impresa creò il tirami su.

Un'altra leggenda narra che nasca in seguito ad una specie di zabaione (rosso d'uovo, zucchero e marsala) sbattuto a freddo detto "Sbatudin" in uso nelle campagne venete e somministrato alle donne in post gravidanza per rinvigorirle. Viene perfezionato, in seguito, con l'aggiunta di biscotti e mascarpone. In particolare l'aggiunta del mascarpone sembra essere il piacevole risultato di una...burla. Nella campagna veneta di racconta che il "Sior Cesco", volendo prendersi gioco della figlia piagnucolona dell'oste che lamentava continua spossatezza le consigliò di aggiungere allo "sbatudin" (vedi sopra) una generosa dose di un medicinale di sua invenzione. Il "medicinale" altro non era che mascarpone, formaggio di cui il Sior Cesco era ghiotto. Tuttavia anziché inacidire il composto o renderlo sgradevole, quell'aggiunta rese ancor più saporito il "tonico" veneto e il Sior Cesco ricevette i complimenti della ragazza. Nella realtà il "Sior Cesco" potrebbe verosimilmente essere riconosciuto come Francesco De Lemene, studioso, poeta e scrittore originario di Lodi (zona in cui sembrerebbe essere nato il mascarpone), famoso per il suo carattere affabile e che più di una volta si trovò a soggiornare nelle campagne venete dovendo presenziare alle Università di Bologna e Padova.

Altre recenti fonti sostengono che il dolce sia stato inventato in Carnia negli anni 50.

Tra coloro che asseriscono di aver creato il tiramisù risulta esservi anche un certo Carminantonio Iannaccone, attualmente residente negli Stati Uniti, che afferma di averlo inventato negli anni 70 quando si trovava a Treviso.

Ingredienti:

* 300 g di mascarpone
* 3 uova freschissime
* 6 cucchiai (circa) di zucchero
* 2 pacchi di biscotti savoiardi
* 1 litro (circa) di caffé
* cacao amaro in polvere, quanto basta



Preparazione:
Dividi il bianco dal rosso dell’uovo.
Amalgama bene i tre "rossi" con lo zucchero.
Gira in modo energico fino a quando il composto diventa giallo chiaro e aggiungi il mascarpone continuando a mescolare con un cucchiaio di legno.

Monta a "neve ferma" i bianchi dell’uovo ed uniscili al composto precedente mescolando con un cucchiaio di legno delicatamente dal basso verso l’alto.
Amalgama bene il tutto ed avrai ottenuto la crema per il Tiramisu.
Nel frattempo fai il caffé e fallo raffreddare.
Prepara il Tiramisù.
Prendi un recipiente rettangolare basso (adatto per il tiramisù) ed inizia a fare gli strati.
Bagna uno per volta i savoiardi nel caffé e adagiali nel contenitore uno vicino all’altro e stendi uno strato di crema (la quantità dipende dai gusti, se il tiramisù piace più cremoso o più asciutto).

Spargi sulla crema uno strato di cacao amaro, con un passino e continua per tre o quattro strati.
Conserva il Tiramisu in frigorifero almeno un’ora prima di servire.

lunedì 11 aprile 2011

Amatriciana


L'amatriciana o matriciana (in Romanesco) è un condimento per la pasta che ha preso il nome da Amatrice, cittadina in provincia di Rieti. Gli ingredienti principali sono guanciale, formaggio pecorino e pomodoro. È inserita nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali laziali.L'antenata della amatriciana è la gricia (o più propriamente griscia); secondo una ipotesi[2] questo nome deriverebbe da un paesino a pochi chilometri da Amatrice, frazione del comune di Accumoli, di nome Grisciano. La griscia era ed è ancora conosciuta come l'amatriciana senza il pomodoro, anche se differisce per alcuni ingredienti.

L'invenzione della salsa di pomodoro (e quindi il termine post quem per l'introduzione del pomodoro nella gricia, creando l'Amatriciana) risale alla fine del diciottesimo secolo: la prima testimonianza scritta dell'uso della salsa di pomodoro con la pasta si trova nel manuale di cucina L'Apicio Moderno, scritto nel 1790 dal cuoco romano Francesco Leonardi.

Nell'Ottocento e sino all'inizio del novecento la popolarità della pietanza a Roma si accrebbe considerevolmente. Questo avvenne a causa degli stretti contatti - a quel tempo già pluricentenari— fra la città eterna ed Amatrice.L'Amatriciana fu estremamente bene accolta e - anche se nata altrove - venne rapidamente considerata un classico della cucina romana. Il nome della pietanza in Romanesco divenne matriciana a causa dell'aferesi tipica di questo dialetto.
Per quanto originaria di Amatrice, la ricetta si è diffusa a Roma e nel Lazio, diventando così uno dei piatti tradizionali della capitale e della regione. L'amatriciana esiste in diverse varianti, dipendenti anche dalla disponibilità di alcuni ingredienti. Mentre ognuno concorda sull'uso di guanciale, il pomodoro non è riportato nel manuale di Gosetti.La cipolla non è usata ad Amatrice,ma è riportata nei manuali classici della cucina romana.Come grasso di cottura viene usato prevalentemente olio d'oliva, ma l'uso dello strutto è anche attestato e talvolta non viene usato alcun grasso di cottura.

L'uso dell'aglio soffritto in olio d'oliva prima di aggiungere il guanciale è anche possibile, mentre come formaggio può essere usato sia il pecorino romano sia quello di Amatrice (proveniente dai Monti Sibillini o dai Monti della Laga).L'uso di pepe nero o peperoncino è anche attestato.

È consuetudine condire con l'amatriciana gli spaghetti, i bucatini o i rigatoni. Gli abitanti di Amatrice condiscono con questo sugo esclusivamente gli spaghetti.



Ingredienti

Pasta 400 gr (Bucatini o spaghetti)
Guanciale di maiale 100 gr
Pecorino 75 gr
Pomodori pelati 350 gr
Un bicchiere di vino bianco
Olio extra vergine di oliva q.b
Sale, pepe e peperoncino q.b


Procedimento

Preparare il guanciale tagliarlo a cubetti e metterlo a soffriggere in una padella aggiungendo uno o due cucchiai di olio extra vergine di oliva. Appena il guanciale sarà pronto , ovvero appena la parte grassa diventa trasparente, sfumare con il vino bianco ed appena tutto il vino sarà evaporato scolate il guanciale e riponetelo in un piatto.
Nell’olio di cottura del guanciale mettete a cuocere i pomodori, aggiustate di sale, pepe, peperoncino e fateli andare fino a che non saranno tutti completamente sfatti.
Nel frattempo portare ad ebollizione in abbondante acqua salata la pasta (spaghetti o bucatini) e scolatela almeno 2 minuti prima del tempo di cottura consigliato.
Versate la pasta nella padella con il pomodoro, aggiungete il guanciale e qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta fate saltare per circa 2 muniti.
Servite questa squisita pasta all’amatriciana ben calda con abbondante pecorino grattugiato ed una spolverata di pepe.

venerdì 8 aprile 2011

La cioncia



La “Cioncia” è un’antica preparazione tipica della Valdinievole.
Si preparava con la testina e con il musetto di vitello, parti considerate meno
nobili di altre, insieme al cosiddetto “carniccio”, cioè il residuo di carni che
restavano attaccate alle pelli destinate ad essere poi conciate.
Infatti la paternità di questo piatto viene attribuita agli addetti del trasporto
delle pelli pronte per la “concia”, e da questo prende il nome.
La ricetta moderna, oltre alla testina ed al musetto di vitello che sono
facilmente reperibili anche oggi, sostituisce al carniccio, ormai non più usato,
altre parti di carni poco pregiate tipo la guancia, le orecchie e le labbra di
vitello, che sono facilmente reperibili presso il proprio macellaio di fiducia.
Ingredienti per 4 persone:
• Parti del vitello sopracitate: 600 gr
• Pomodori maturi o pelati in
barattolo:500 gr
• Una cipolla
• Una carota
• Un gambo di sedano
• Uno spicchio d’aglio
• Nepitella (o mentuccia)
• Vino rosso
• Pane (possibilmente casereccio)
• Olio d’oliva delle colline del Montabano
• Sale e pepe
Preparazione: Fare bollire in acqua salata tutte le carni che avete scelto per
un’ora.
Farle intiepidire, scolarle e tagliarle a listarelle (tipo come si taglia la trippa).
In una casseruola, fare rosolare, in abbondante olio, un trito di tutti gli odori e,
quando appassiscono, unire la carne.
Fare insaporire per circa dieci minuti, poi bagnare con mezzo bicchiere di
vino.
Appena si sarà ritirato, aggiungere i pomodori, salare, pepare e fate cuocere
per un’altra ora, girando spesso e bagnando con acqua calda o brodo,
all’occorrenza.
Servire la Cioncia così com’è, oppure su fette di pane casereccio
abbrustolito, non dimenticando un bel filo d’olio sopra

Il carcerato pistoiese

Il nome di questa antichissima ricetta, tipica della Toscana e, principalmente di Pistoia, nasce dal fatto che proprio a Pistoia, i macelli comunali sono molto vicini alle carceri, ed entrambe le strutture affacciano su un piccolo corso d’acqua chiamato Brana. Molti anni fa sembra che le "rigaglie", cioè le interiora degli animali macellati, non venissero vendute, ma gettate nel ruscello sotto gli occhi dei carcerati, evidentemente affamati, che chiesero ed ottennero il permesso di poter mangiare loro tutto quel ben di Dio. Inventarono, allora una zuppa mettendo assieme le rigaglie, il pane secco e l’acqua. Questo piatto poverissimo, ai giorni nostri arricchito con odori, aglio e formaggio, è ormai difficilissimo da trovare se non in qualche trattoria o ristorante che offrono un menu di tradizione toscana. Una curiosità: il termine rigaglia deriva dal latino e significa “cosa degna di un re” .

Ingredienti del “carcerato” per 4/6 persone
- 300gr di pane raffermo
- 300gr di interiora di vitello compreso zampa, coda e testina
- 1 cipolla
- 1 carota
- 1 gambo di sedano
- 3/4 pomodorini
- Formaggio pecorino o parmigiano grattatuggiato
- Olio extravergine d’oliva
- sale
- pepe

Preparazione: in una capiente pentola preparare un brodo con acqua, gli odori, i pomodorini e la carne. Fare cuocere a lungo e filtratelo. Versare il brodo in un coccio ed unire il pane tagliato a fette, salare, pepare e fare cuocere a fuoco basso mescolando continuamente fino ad ottenere una “pappa” omogenea. A cottura ultimata condire con olio extravergine toscano e con abbondante formaggio. Servire il “carcerato” in ciotole, molto caldo.

Infine, consiglio di abbinare il tutto ad un bel Chianti classico, ovviamente rosso.

giovedì 31 marzo 2011

Salsa verde per lesso o lampredotto.





Ingredienti :

prezzemolo
1 uovo sodo
2 filetti di acciuga sott'olio
Un cucchiaio di capperi
2 cucchiai di sottaceti misti
2 cucchiai di pinoli
Mezzo spicchio di aglio
Olio di oliva
Sale e pepe

Procedimento:


- Passare nel frullatore gli ingredienti fino ad ottenere un composto finissimo.
- metterlo in una ciotola, salare, pepare leggermente e diluirlo, sempre rimestando, con olio di oliva fino ad ottenere una salsa cremosa.
- prima di usarla è meglio lasciarla riposare per un'ora

mercoledì 30 marzo 2011

Lampredotto,una squisitezza d'altri tempi.

Più amato delle rime di Dante, più conosciuto delle ceramiche dei Della Robbia, antico come Palazzo Vecchio, il lampredotto è una pietanza che i fiorentini consumano e apprezzano.
Questo è uno dei quattro stomaci del bovino, una trippa, una frattaglia. Per i fiorentini è un’istituzione, una leggenda gastronomica, un rito popolare itinerante presente per le strade, sotto l’ombra nobile dei palazzi cinquecenteschi.
Il lampredotto è un cibo di strada che nasce tra le pietre squadrate e lucide nel cuore della città.
Gli ultimi baluardi di questo alimento povero e popolano sono i “banchini dei trippai”, come li chiamano a Firenze.
Un tempo erano carretti di legno, dipinti con colori sgargianti, condotti a mano o appoggiati su tricicli a pedali.
Oggi sono piccoli chioschi su quattro ruote, tutti di acciaio, lindi e sterili, ma con ancora intatto il loro fascino gitano. Portano in giro per Firenze il pesante carico di trippe e di storia.
In bella mostra, a un lato del banco, in mezzo a verdure fresche, limoni e insalata, i venditori offrono la loro mercanzia: lampredotto, trippa e puppa (la mammella del bovino), già bolliti e pronti per essere cucinati dalle massaie tra le mura domestiche.
Sull’altro lato del banco bollono due pentole piene di brodo, nelle quali cuociono, insieme a pomodori, carote, prezzemolo, cipolla e patate, grandi pezzi di lampredotto, destinati a una fine gloriosa: farcitura succulenta in mezzo a panini croccanti.
La storia ci aiuta a capire il perché di quest’amore tutto fiorentino per il lampredotto. Le cronache parlano delle “trippe” già nel Quattrocento, raccontando di botteghe fumose, a pochi passi dall’Arno, dove si bollivano e si vendevano le interiora per pochi centesimi.
A quei tempi la parola “fame” aveva un significato; trippa e lampredotto rappresentavano una concreta risposta ai brontolii dello stomaco. Proteine a buon mercato che il popolino nel corso dei secoli rese più appetibili e gustose elaborando ricette fantasiose. Oltre alla classica trippa alla fiorentina (pomodoro e parmigiano), e al lampredotto bollito, nei “banchini” si possono: lampredotto in inzimino (accompagnato da bietole), all’uccelletto (con salsiccia, fagioli e pomodoro), rifatto con le patate o con le cipolle, con i porri, con i carciofi.
I cultori di questo cibo preferiscono il lampredotto nella sua ricetta classica:
un panino croccante le cui facce interne sono appena bagnate di brodo bollente, farcito di morbida e semplice carne bollita, condito con sale e una generosa spolverata di pepe nero.

Ingredienti per 4 persone:

600 g Lampredotto
3 cipolle rosse
4 Coste di sedano intere con foglie
6 carote
2 pomodoro maturo
3 chiodi di garofano
Acqua 4 lt
 pepe in grani
Sale grosso

Procedimento:

Preparate in una pentola tutti gli odori e versate l'acqua fredda, lavate bene il lampredotto sotto l'acqua corrente facendo attenzione ad entrare nelle pieghe della carne e mettetelo in pentola assieme agli odori.
Salate già ad acqua fredda e unite i chiodi ed il pepe.
Portate ad ebollizione e lasciate sobbollire coperto per almeno 3 ore.
Una volta cotto potete mangiarli o tagliato a pezzetti e solo salato ed oliato o nella classica maniera fiorentina, cioè tritato, messo in una rosetta (a Firenze si chiama semelle), condito con sale, salsa verde (vedi la mia ricetta), peperoncino e chiuso con la parte superiore del panino inzuppata del brodo di cottura.


Questa prelibatezza non è da tutti apprezzata,anzi la maggior parte delle volte,alla sua vista è accompagnata la frase "Che schifo!".
Ma assaggiare prima di dire certe cose no???

La cinta senese,salumi per palati sopraffini.

Razza Cinta Senese
Atlante delle razze suine - Razze suine italiane

Origine, diffusione e caratteristiche produttive

RAZZA CON REGISTRO ANAGRAFICO
Le origini di questa razza sono molto antiche ed esistono testimonianze pittoriche che dimostrano l'allevamento di suini simili all'attuale Cinta Senese fin dal Medioevo. Il tratto più caratteristico di questo suino è la presenza di una cinghiatura bianca, che dà il nome alla razza, su un mantello che è di colore nero-ardesia. La più famosa raffigurazione di un suino che assomiglia all'attuale Cinta Senese è di ambrogio Lorenzetti, "Effetti del buon Governo" (1319-1347), nel Palazzo Comunale di Siena. Altre rappresentazioni di suini con cinghiatura bianca appaiono in dipinti e affreschi della scuola senese del XII secolo in diverse chiese della campagna di Siena. Questa razza era probabilmente conosciuta anche al di fuori della Toscana, come si può dedurre dalla presenza di altre opere pittoriche raffiguranti questo animale, ad esempio a Venezia nella cappella dell'Annunziata, in un dipinto datato 1510, di esecuzione faentina.
E' una razza molto rustica e frugale, per cui la sua struttura si avvicina al tipo longilineo, con arti abbastanza lunghi ma robusti, tronco poco profondo, testa allungata a profilo rettilineo, adatta al pascolamento.
L'area di origine e di allevamento della Cinta Senese è quella della Montagnola Senese, compresa nel territorio dei comuni di Monteriggioni, Sovicille, Gaiole, Castelnuovo Berardenga e Casole d'Elsa, nel territorio delimitato dall'alta valle del fiume Merse da una parte e dall'alta valle del fiume Elsa dall'altra.
Negli anni Quarante del XX secolo veniva definita come la più importante razza suina della Toscana, ed era allevata in modo assai diffuso per ottenere l'incrocio di prima generazione con il Verro Large White. Questi meticci, noti con i nomi di "grigi" o "tramacchiati", erano molto ricercati dai caseifici del Nord Italia (che alimentavano i suini col siero che rimaneva dopo la casificazione) per la produzione del suino Pesante, in quanto dotati di rusticità, di facile ingrassamento e di carne molto pregiata.
Ad opera dell'ispettorato Provinciale dell'Agricoltura di siena, fin dai primi anni Trenta, fu attuata per questa razza un'azione di miglioramento genetico che comprendeva l'apertura di un Libro Genealogico. Tale libro venne poi chiuso negli anni sessanta a causa della forte contrazione demografica della razza che sfiorò l'estinzione; venne poi riaperto nel 1997 e trasformato in Registro Anagrafico nel 1999.
La Cinta Senese era molto diffusa in Toscana fino agli anni Cinquanta. Tra gli anni Sessanta e Novanta ha subito una drastica contrazione demografica, ma negli ultimi anni so è registrata una inversione di tendenza e la Cinta Senese presenta ormai da qualche tempo un trend positivo.
La Cinta Senese produce carne di ottima qualità, le cui caratteristiche sono apprezzate soprattutto per la trasformazione in salumi tipici. Il peso di macellazione varia dai 40 ai 60 kg per la produzione della porchetta. Per la produzione del suino pesante il peso di macellazione medio è di circa 120 kg e la sua carne viene prevalentemente trasformata in salumi tipici tradizionali, quali il prosciutto toscano, la spalla salata, le salsicce, la gola, il lardo, la pancetta o rigatino, il capocollo, la soppressata, la finocchiona, il buristo. Come carne fresca viene utilizzata maggiormente la lombata per la cottura sulla griglia sotto forma di bistecche e rosticciane.
E' un animale adatto all'allevamento all'aperto, allo stato brado o semibrado.

Caratteristiche morfologiche

E' una razza di tipo fine, di taglia media, con scheletro leggero ma solido. Il peso adulto è di 300 kg per i verri e di 250 kg circa per le scrofe.
Mantello e cute - La cute e le setole sono di colore nero, salvo la presenza di una fascia bianca continua che circonda completamente il tronco all'altezza delle spalle includendo gli arti anteriori. Il passaggio tra nero e bianco può essere graduale e non netto. Sono inoltre ammesse macchie nere all'interno della fascia bianca.
Testa - La testa è di medio sviluppo, con profilo fronto-nasale rettilineo; orecchie dirette in avanti e in basso, di media lunghezza.
Collo - Il collo è allungato ed armonicamente inserito nel tronco.
Tronco - Il tronco è moderatamente lungo, di forma cilindrica depressa lateralmente, torace poco profondo e addome ampio, spalle muscolose e ben fasciate, linea dorso-lombare diritta, groppa inclinata, coda attorcigliata, natiche ben discese.
Arti - Gli arti sono medio-lunghi, sottili ma solidi, con articolazioni asciutte, pastorali netti e unghielli compatti.
Caratteri sessuali - Nel maschio: testicoli ben pronunciati. Nella femmina le mammelle devono essere in numero non inferiore a 10, regolarmente distanziate, con capezzoli normali ben pronunciati e pervii.
da Atlante delle razze autoctone - Daniele Bigi, Alessio Zanon - Edagricole

Salumi di cinta e le loro caratteristiche:

  • Lonza di Cinta Senese: uno dei salumi più nobili per la sua morbidezza e delicatezza. Ricavata dal lombo del maiale, è stagionata dai due ai quattro mesi a seconda dell’uso. Più fresca è consigliabile consumarla come carpaccio condita con un filo d’olio, avanti con la stagionatura come semplice affettato.
  • Lardo di Cinta alle erbe: Ottenuto dalle spalle e dal dorso del suino di almeno 12-14 mesi di età. Si consiglia di consumarlo sul pane caldo affettato in maniera sottile. Ottimo per la preparazione di piatti di carne ma anche di pesce.
  • Capocollo di Cinta: prodotto con la parte terminale del lombo del suino (il collo), viene messo a marinare nel vino Chianti per qualche giorno insieme a sale, pepe e spezie varie. Si presenta con parti magre alternate a strati di grasso morbido ed aromatico.
  • Prosciutto di Cinta : è’ sicuramente il prodotto che si distingue di più. Viene lavorato ancora come una volta e la stagionatura avviene all’aria senza l’ausilio delle celle condizionate come succede per le produzioni industriali.
  • Spalla di Cinta: prodotta con la parte anteriore del suino è uno dei salumi più tipici. Più saporita del prosciutto viene servita principalmente come affettato magari accompagnata con fichi di stagione.
  • Pancetta di Cinta: un prodotto molto semplice ma allo stesso tempo molto gustoso. E’ ricavata dallo strato adiposo del suino. In Toscana è conosciuta come “Rigatino”. Tagliata a cubetti viene usata per la preparazione di pasta all’amatriciana e carbonara.
  • Guanciale di Cinta: proviene come dice il nome dalla guancia del maiale che viene salata e stagionata. E’ ottimo per lardellare arrosti e farcire carne e pesce.
  • Salame di Cinta: le caratteristiche organolettiche di questo salame sono la totale assenza di acidità e il gusto morbido e dolce. Vengono scelte carni di primissima qualità ricevate dalle spalle, scamerite e rifilature di prosciutto.
  • Finocchiona di Cinta: la Finocchiona non ha il così detto “lardello". Il grasso della finocchiona è ottenuto infatti dalle guancie e dalla pancetta del suino che vengono macinate in modo più grossolano.

Penne zucchine,gamberetti e anelli di totano

La leggenda vuole che questa ricetta sia nata una sera d'agosto a casa del mio amico Giovanni Santoro,partorita dalla mia mente e dalla sua...
I suoi genitori si trovavano in vacanza e,avendo lasciato casa libera,Giovanni pensò bene di trasformare la sua abitazione in una sorta di ostello della gioventù,ovviamente rivolto solo a noi,suoi amici...la mattina decidemmo di cucinare la pasta con zucchine e gamberetti ma,una volta ai fornelli,ci rendemmo conto che gentili ospiti dell'ultimora si erano autoinvitati,così ci ritrovammo con tanta pasta,ma pochi gamberetti e poche zucchine...ma niente paura,saccheggiando il buon vecchio surgelatore,salvammo la situazione.

Ingredienti per 5 persone:

- 500 g di penne
- 3 zucchine di media grandezza
- 300 g di gamberetti sgusciati
- 250 g di totani;


Procedimento:
Tagliare le zucchine a rondelle sottili e farle soffriggere in olio e aglio tritato finemente.
Aggiungere i gamberetti (se congelati e precotti,basta lavarli con acqua calda finchè non si scongelano) e i totani tagliati ad anelli (stesso procedimento dei gamberetti) e far cuocere per 15 minuti.Salare.
Cuocere le penne in acqua salata.Quando sono al dente,scolatele,rimettetele in pentola ed aggiungete il sugo.
Far cuocere per un minuto,o affinchè la pasta ed il condimento si sposino alla perfezione.
Servire.

Un tocco di zafferano,secondo me,arricchisce il piatto.

La Carbonara,un piatto che non passa mai di moda.

La prima ipotesi dell'origine del piatto è la seguente:
Pare che l'origine sia laziale e si tramanda la provenienza del termine come piatto tipico dei carbonai, per la facile reperibilità e conservazione degli ingredienti. Infatti per realizzare la carbonella era necessario sorvegliare la carbonaia per lungo tempo e quindi era importante avere con sé i viveri necessari.
La carbonara sarebbe in questo caso l'evoluzione del piatto detto cacio e ova, di origini Laziali e Abruzzesi, che i carbonari usano portare nei loro "tascapane", preparati anche il giorno prima e consumati freddi, con il solo utilizzo delle mani (uguale per la cacio e pepe quando non avevano le uova).
La seconda tesi ipotizza che la carbonara sia stata inventata da un cuoco che faceva parte dei carbonari, il gruppo di rivoluzionari che si batteva contro l'occupazione austriaca del nord italia, attivo tra la fine del '700 e le guarra d'indipendenza italiane.

Secondo la terza ipotesi, particolarmente suggestiva, la storia di questo piatto risale al 1945 quando i soldati americani entrarono a Roma alla fine della seconda guerra mondiale. Quando questi andavano nelle trattorie romane chiedevano per pranzo uova, pancetta e noodles, i tipici spaghetti cinesi, allora molto più in voga in America di quelli italiani. Gli chef romani dell'epoca soddisfacevano la loro richiesta servendo guanciale, uova al tegame ed un piatto di spaghetti sconditi e di conseguenza insipidi. Per ovviare a tale inconveniente i soldati americani mescolavano il tutto creando, a loro insaputa, l'antenato del celebre piatto. Sinceramente,credo sia da considerarsi uno dei miei piatti preferiti.


 Ingredienti per 4 persone:

- 400 g di spaghetti;
- 150 g di pancetta affumicata;
- 30 g di pecorino romano
- 2 uova intere
- sale e pepe;

 Procedimento:
Tagliare la pancetta a cubetti e cuocerla a fuoco basso in una casseruola antiaderente di 18-20 cm, finché non è diventata trasparente e non ha rilasciato il suo grasso. Sbattere le uova in una ciotola e mescolarle bene con il pecorino grattugiato e abbondante pepe macinato. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, quindi metterla in una grande ciotola e condirla con il guanciale insieme al suo grasso, quindi aggiungere le uova e mescolare rapidamente. finché la pasta non è condita uniformemente. 

Due cosigli:
L'uovo NON DEVE cuocere!
Aggiungete uno o due cucchiai di acqua di cottura della pasta nell'uovo sbattuto e l'amido della pasta contibuirà a redere cremosa la salsa.

Vademecum del ghiotto,ovvero ciò che non deve mancare in una cucina: Ciotole,ciotoline e scodelle.

Importante è anche possedere ciotole dove mescolare gli ingredienti,fare le preparazioni,fare le insalate e vari procedimenti.

Vademecum del ghiotto,ovvero ciò che non deve mancare in una cucina: Utensili.

LA FRUSTA

Ce ne sono di grandi e di piccole.Servono a mescolare ingredienti senza che si disfino, per esempio: le creme montate,gli albumi a neve e,per chi avesse buona volontà,per fare la maionese.
IL PELAPATATE

Personalmente,sono un estimatore di questo strumento.
Usandolo si risparmia tempo,si riducono gli sprechi e si ottengono risultati belli a vedersi.
I MESTOLI

Inutile pronunciarsi,il mestolo è la cosa più indispensabile di tutto.
Ne ho qualche decina.
IL PASSAVERDURE

Essenziale per preparare sugo e condimenti al pomodoro.
LO SCHIACCIAPATATE

Questo strumento è stato da me sottovalutato per molti anni.
Poi,all'improvviso,mi sono innamorato del purè...ed il gioco è stato fatto...
LE GRATTUGIE

Importantissime per l'uso,ovviamente,del formaggio...
Secondo me è preferibile grattugiare con questo strumento,poichè usare strumenti elettrici comporta il riscaldamento del formaggio e la modifica del sapore.
Ovviamente è una mia opinione.
LE FORMINE

Molto utili per fare ricette tipo biscotti,tartine e cose varie.
Si ottiene un risultato pulito e gradevole alla vista.
CUCCHIAI DI LEGNO

Forse non saranno più a norma nelle cucine dei ristoranti,ma hanno sempre il loro fascino...


Ovviamente non sto ad elencare i vari coltelli da cucina e i loro derivati...credo che ognuno di voi ne abbia.

Saaalve!

Cari amici,

da sempre ho avuto la passione per la cucina e per il mangiar bene,così da oggi ho deciso di condividerla con voi.
In questo blog si parlerà di cibo,di materie prime,di animali,di utensili,di leggende,d'incantesimi,di esperimenti,di vino,di pettegolezzi...insomma,di tutto quello che è d'obbligo che si parli in una cucina che si rispetti.
Ovviamente ci saranno anche ricette...miriadi di ricette...
Infine,vorrei che tutti capissero che per cucinare cose buone e gustose,non occorre essere dei grandi chef,ma basterebbe essere solo dei ghiotti!

Grazie a voi.

Simone Belvedere